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ANTONELLA COLANINO: "ROBERT MAPPLETHORPE. FOTOGRAFIA A MANO ARMATA" (ARTÍCULO)

jueves, 19 de enero de 2017

ROBERT MAPPLETHORPE. FOTOGRAFIA A MANO ARMATA

Robert pensava che provocazione e decadenza potessero farlo diventare una superstar.

Ho cominciato a fare fotografia perchè mi sembrava un veicolo perfetto per commentare la follia dell'esistenza odierna. 
Robert Mapplethorpe

Antonella Colanino
Crítica de Arte

Jack Fritscher, giornalista, scrittore, fotografo e docente universitario è l'autore di un'interessante biografia su Robert Mapplethorpe pubblicata per Joan & Levì nel 2016 con il titolo Robert Mapplethorpe. Fotografia a mano armata. Fritscher, da professionista della scrittura, ripercorre con onestà intellettuale e senza omissione di colpa, la sua esperienza di vita accanto all'artista americano, ricostruendo un'epoca e le sue contraddizioni, perchè in Mapplethorpe la storia individuale si intreccia inevitabilmente con gli aspetti sociali e culturali di un'intera generazione, quella dei giovani di New York tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso.

“Questo è un libro di cultura Pop e vi parlerà di sesso, menzogne, avidità, perversioni, omicidi, frodi, infedeltà, droga, immoralità, scatologia, ambizioni, ambiguità, diffamazione ai danni di cose e persone, bestemmie, calunnie, voltafaccia, distorsione della realtà, razzismo, empietà, sodomia. Per dirla alla maniera dei detrattori di Mapplethorpe.”

            Robert Mapplethorpe fu, infatti, nel mezzo di una battaglia tra arte e politica, tra arte e religione, che si scatenò negli anni successivi alla sua morte. Nel 1989 i Repubblicani più conservatori al Senato denunciarono la mostra su Mapplethorpe e bloccarono il finanziamento pubblico destinato alla promozione di arte oscena, “scatenando la più pesante offensiva contro l'arte americana dai tempi della caccia alle streghe di McCarthy e Nixon nei primi anni Cinquanta.”

            Visionario e “innocente come ogni vittima”, Mapplethorpe usciva dalla cultura hippy underground degli anni Sessanta. “Era sveglio e intelligente ma anche industrioso ed era una persona per natura gradevole.” Stringeva rapporti per coronare le sue ambizioni ed era calcolatore nel circondarsi di persone che potevano tornargli utili. Mapplethorpe ha sempre avuto eleganza e talento all'altezza di ogni situazione e soffriva di “un isolamento esistenziale.” Più diventava famoso, e più la  sua vita si riempiva di solitudine, “era un intelletto di purezza cristallina.” “Robert era un uomo fatto per gli uomini. Era timido, era sensibile, era un artista, prendeva droghe per trovare il coraggio di perseguire la sua perversione.” “Era una persona metaforica” e ogni cosa, vista da lui, “era l'ombra ambigua di qualcos'altro.” Il libertinaggio alla Baudelaire era, per lui, un veicolo di ispirazione artistica...in fondo, non faceva altro che fotografare la sua vita e le sue esperienze. Non c'era differenza, distacco, tra il fotografo e il soggetto fotografato, sia che si trattasse di fiori recisi, di un autoritratto o di un partner, erano solo due parti di uno stesso racconto, l'emozione condivisa di una sola performance, l'estensione di ogni possibile declinazione del sesso. Le sue foto sono sempre immagini “partecipate”, animate da desideri e sensazioni. La macchina fotografica era lo strumento di una “iniziazione” empatica che trasportava l'espansione sensuale tra le due parti. I suoi modelli non posavano per un'azione di sesso, provavano realmente piacere. “Si agiva insieme per ottenere un reciproco orgasmo, anche se non sembra facile crederlo dalle fotografie.” Le immagini documentano, quindi, un'esperienza e una sensibilità comune. Robert considerava le sue fotografie come parte di un diario. I suoi lavori parlano, infatti, di erotismo e perversione, di una sessualità cerebrale, esteriore, che ricerca, senza mai trovarla, l'anima della passione, poiché Robert, in realtà, non sapeva comunicare il calore dell'azione pornografica. “La sua stessa psiche sessuale era fredda, intellettuale”, era incapace di raggiungere il vero erotismo. C'è una ricerca continua verso ogni tipo di amore e la carica erotica, pur nella sua componente più cerebrale, è sempre legata al principio estetico della composizione sempre rigorosa e colta che, partendo dal reale, finisce per essere ideale e per passare attraverso la provocazione, dall'antico al contemporaneo, dalla purezza al proibito della carne e del sesso, generando una fotografia scultorea d'ispirazione classica. Robert era un uomo di identità maschile. Era un artista, quindi, gli piaceva l'ambiguità, era “un cinico innocente.” Era una creatura postmoderna che costruiva e decostruiva il proprio personaggio e la propria arte liberandosi della storia dell'arte ufficiale per reinventarla e reinventarsi attraverso la citazione, il linguaggio simbolico e il remake dei grandi artisti del passato, come Rodin, ad esempio, o Man Ray, il barone von Gloeden, e Salvador Dalì, Michelangelo e Leonardo. Nell'autoritratto con frustino c'è la citazione colta che allude all'Amore-Attis di Donatello (cit. dall'autore). Robert raggiunse la notorietà negli anni Settanta, quando Holly Solomon, madrina dell'underground giovanile, lo promosse con ben due mostre nel 1977, ma raggiunse il potere e il denaro solo negli anni Ottanta. L'occhio della sua macchina fotografica vedeva tutto: i suoi lavori hanno saputo cogliere la citazione e il mito, la letteratura e la religione, la blasfemia e l'astrologia, il fascismo, la teologia cattolica e l'occulto. La violenza e il male gli interessavano perchè il cattolicesimo aveva fatto di lui uno studioso del bene e del male. E il tema stesso della Crocifissione svela tutta la sua contemporaneità nel suo self-portrait (1975), dove Robert appare con il braccio esteso come il Cristo in croce. “Ho in testa la simmetria. E' radicata in me. Penso che derivi dalla Chiesa cattolica.” Il fatto stesso di farsi portavoce negli autoritratti non solo di sé, ma anche del mondo, di essere, quindi, specchio di sé e della società, assume una valenza cristiana. Era una persona silenziosa e aveva un carattere dolce, ben distante dall'immagine del bad boy, dai lineamenti satireschi di un angelo caduto, così come lo era, in un certo senso, anche dalle immagini fotografate che trasudavano di violenza metropolitana. La fotografia, che fece di lui un artista raffinato, in realtà, lo aiutò “a mettere a fuoco le energie intellettuali  e a sviluppare la sua vita interiore.” Mapplethorpe va letto nel contesto del suo tempo, scrive Fritscher. “Le sue foto sono caratterizzate storicamente e non vanno caricate degli atteggiamenti tipici del nostro tempo, perchè il sesso e la droga erano cose completamente diverse nell'epoca d'oro dell'emancipazione e dell'affermazione personale.” “[...] Robert propose il leather sex come terapia d'urto volta a dimostrare che il corpo è il veicolo per raggiungere un'estasi fisica, emotiva, filosofica e teologica.” “Il segreto di Mapplethorpe è la trascendenza del corpo mortale. E porta alla luce quello di cui son capaci gli esseri umani quando si liberano dei luoghi comuni istituzionalizzati e si innalzano a livelli di misticismo e autentica devozione.” E le sue opere non erano affatto eccessive per il suo tempo. I fiori come anche il sesso sono metafora di vita e di morte, perchè ciò che viene reciso ha vita breve. L'omosessualità come l'eterosessualità erano il conflitto irrisolto e l'essenza della sua estetica ma anche del suo tempo e, a differenza dei post modernisti, Robert si dedicava alla ricerca romantica di se stesso, non era solo un carrierista intento a far soldi. Faceva incursione nel lato oscuro della vita e, come artista, “scese nelle tenebre e tornò con il meglio di quanto aveva visto dell'umanità e di se stesso.” C'è chi sostiene che Mapplethorpe non sia stato un grande artista, ma solo un arrivista, un fenomeno americano di grande interesse. Infatti la sua fama, anche postuma, fu dovuta a controversie politiche e non a valutazioni di natura estetica. Anche se Robert non fu mai stroncato dai critici d'arte, nutrì grande timore per la penna di Edward Lucie Smith. “quell'odiosa checca di un critico inglese.” Scriveva di lui Smith: “Manhattan ha delle dinamiche sociali tutte sue, c'è una relazione incestuosa tra denaro, notorietà e arte. Robert ha imparato subito come andavano le cose. Avrebbe fatto carte false per entrare in quella cerchia di eletti che gli era preclusa. E Robert sapeva che in quegli anni di avanguardia le sue foto sarebbero  state accettate e lui faceva la parte di essere ancora più avanti di loro. Era molto intelligente.” “Rendeva perfette le persone che fotografava ed esprimeva il proprio cinismo nell'opera d''arte. Era mercante scaltro. Fotografava amorevolmente i suoi oggetti attribuendo loro un glamour, un profumo di soldi adatto alle pubblicità patinate delle riviste. Quando i suoi soggetti andavano all'asta, lui aveva le foto, e restava proprietario dei negativi delle foto e gli oggetti, così, valevano di più. Aveva un piacere raffinato per la fotografia ed era innamorato della propria immagine scattata da altri. “Era un materialista e, da ex cattolico, scherzava sul suo patto col diavolo.” La storia della cultura Pop, scrive Lucie Smith, dipende da quanto si conoscono le dinamiche intrinseche del mondo dell'arte newyorchese, dalla propria memoria e da quanto si ritiene importante la verità.” “Robert sapeva che i suoi nudi non si potevano definire erotici se non in senso intellettuale. L'erotismo crudo, furioso, che lui desiderava ardentemente, quello non lo raggiunse mai.” Robert ha posto l'uomo e i suoi desideri al centro di un umanesimo post moderno. Nell'unire gli opposti, nell'estensione sessuale verso la bisessualità, c'è una tensione verso l'unità, verso l'equilibrio, verso la conoscenza e la comprensione del tutto. Il desiderio ha sempre molti volti, persino quello della trascendenza. E tutto passa da una visione interiore sublimata dalle pulsioni del desiderio come attitudine alla vita, e dall'oscurità come l'altra faccia che deve fare i conti con il mistero della morte. Infine, la citazione è servita a Mapplethorpe come espediente per colmare il senso di vuoto che si nasconde nella complessità del contemporaneo, dove l'immagine si costruisce sull'assenza e sulla maschera esistenziale, sul volto dirompente del denaro e del successo.


 
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