"Mentre Bowie cresceva, il ricordo
familiare di un night club nella Soho anteguerra e di un'eredità sperperata
devono aver offerto una potente simbologia di emozionanti e seducenti, ma anche
pericolose opportunità, che esulavano dai confini di una piccola casa a schiera
nei sobborghi londinesi."
di Antonella Colaninno
Personaltà enigmatica e spirito creativo,
David Bowie ha percorso mezzo secolo di storia, da Ziggy Stardust aThin White
Duke, vendendo oltre 140 milioni di album. Performer innovativo, ha ispirato
artisti, musicisti e designers e ha affiancato le grandi rivoluzioni in corso
in quegli anni per la libertà di espressione individuale e sessuale, ha
rappresentato l'avanguardia e ha dettato mode. “La sua influenza nel vasto
ambito dei concerti, della moda, dell'arte, del design e delle politiche
identitarie continua a plasmare ancora oggi, la cultura contemporanea [...].”
Bowie è infatti il filo rosso “che collega Andy Warhol con Bertold Brecht,
William Blake, Charlie Chaplin, Antonin Artaud, Salvador Dalì, Marlene
Dietrich, Philip Glass, Nietzsche, il glamour di Hollywood, il design, gli
zatteroni, il cinema, la musica, Kurt Weil, Berlino, New York, Londra,
Alexander McQueen, le Olimpiadi di Londra 2012, Jim Henson, gli atterraggi
sulla luna, Kansai Yamamoto, Kate Moss e Marshall McLuhan.” (Victoria Broackes
e Geoffrey Marsh). Dopo quattro mesi di apertura, si è conclusa lo scorso
novembre al MAMbo di Bologna, l'unica tappa italiana di David Bowie is, la grande mostra realizzata dal Victoria and Albert
Museum di Londra che ora, dopo aver fatto tappa in diverse nazioni, si appresta
a raggiungere il Giappone per la sua prossima inaugurazione nella città di
Tokyo il 7 gennaio 2017. La mostra italiana ha offerto la possibilità di avere
una visione complessiva dell'archivio personale di uno degli artisti più
influenti del secolo scorso, e di dare, inoltre, un contributo a sostegno della
conservazione dei beni culturali iconici, per la quale la maison Gucci, sponsor
dell'evento, sta lavorando. Un percorso artistico ricco ed emozionante, tra
video, dischi, costumi di scena e dipinti, testimoniato da oltre 300 oggetti
dell'archivio personale del musicista, selezionati dai curatori Victoria
Broackes e Geoffrey Marsh.
David Bowie proveniva dai
sobborghi londinesi, un quartiere con case a schiera su due livelli. Al numero
4 di Plaistow Grove, visse dal 1955 al 1967 come figlio unico di una famiglia
di estrazione medio bassa, condividendo solo pochi momenti con i 4 fratellastri
più grandi che i suoi genitori avevano avuto da precedenti relazioni. Nel 1974,
all'età di 27 anni, lasciò Londra per trasferirsi in America, non aveva mai
amato molto l'Inghilterra, o almeno quella periferia londinese pericolosa e
poco socializzante dalla quale proveniva. Crebbe solo, nonostante avesse degli
amici, dedicando molto tempo a fantasticare e a lavorare di immaginazione: "penso che nella mia famiglia regni un
tremenda devastazione emotiva e spirituale". "Mi sentivo spesso, fin
da quando ero adolescente, così alla deriva e come isolato da tutti [...] tanti
oscuri scheletri nell'armadio mi facevano sentire estraneo a tutto."
"Volevo essere un artista incredibile, vedere colori, acoltare musica, e
loro non facevano altro che respingermi. Mi è toccato crescere demoralizzato e
pensavo: "non mi darò per vinto". Dovevo rifugiarmi nella mia stanza
e te la porti dietro per il resto della vita." "Volevo diventare un
musicista perchè mi sembrava un gesto ribelle, sovversivo." "In un
certo senso, se avessi sfondato a metà degli anni '60, non avrei assorbito
molte altre influenze." Come artista Bowie ha raccontato il suo mondo,
il suo spazio interiore, i "paesaggi mentali" a cui è dedicato il suo
primo film: "The Image", considerato "uno studio del mondo della
realtà illusoria all'interno della mente schizofrenica dell'artista al suo
vertice di creatività." La sua ricerca sull'immaginazione si intrecciò con
un crescente interesse per la scoperta dell'io e per le religioni mistiche, in
particolare quelle orientali, e persino il consumo di droghe era finalizzato al
raggiungimento di nuove forme di percezione. Lindsay Kemp, attore, ballerino,
artista, e mimo, personaggio scandaloso all'epoca per i suoi modi effeminati,
introdusse Bowie nel mondo dell'ambiguità sessuale e della vita intesa come
arte e palcoscenico. Bowie imparò a recitare e acquisì consapevolezza del
potere dei costumi, delle luci e delle scenografie. Il suo palcoscenico divenne
così lo spazio interiore nel quale esplorare gli abissi della follia, dell'isolamento
e del disgusto di sè, dell'alienazione e dell'identità sessuale sovvertita.
Bowie ha affiancato le rivoluzioni del suo tempo ed è stato interprete, per
questo, delle trasformazioni culturali, dal sogno utopitico degli anni '60, che
consideravano l'amore libero un radicale agente di cambiamento politico,
all'atmosfera decadente degli anni '70, in cui si praticava l'uso di droghe
psichedeliche per estendere i confini della propria identità. Dalle comunità
pacifiste, libere e socializzanti degli anni '60, si passò così, all'
individualismo e alla disillusione degli anni '70. Space Oddity fu il primo
album di David Bowie che uscì proprio in quegli anni, era il 1969, e il
protagonista, l'astronauta Layor Tom, abbandonava la terra e fluttuava nello
spazio, tra isolamento ossessivo e "purezza e passività asessuata".
Gli anni '60 si espressero attraverso la forza dirompente dei mass media e la
romantica riscoperta della natura e della celebrazione del sesso e delle
emozioni. Bowie interpretò e soprattutto avvertì questo cambiamento culturale
e, come artista, cercò di catturare la misura di quest'ondata nella canzone
Changes che racconta la storia della sua vita nella quale non fa altro che
cambiare. Ogni canzone esprime un
diverso lato di Bowie e del mondo così come lui lo vedeva. Uomo di teatro,
attore straordinario e mimo di se stesso, David è stato un dandy dalla
“sensibilità urbana”che ha usato la maschera e il trasformismo per estendere la
sua ambiguità sessuale, un provocatore elegante, freddo e aristocratico in
grado di modificare di continuo il proprio aspetto e di parlare attraverso il
linguaggio del corpo, creando personaggi e dando loro vita propria: spinse
infatti l'identità sessuale di Ziggy in un'altra dimensione spazio temporale.
Decadente e visionario, poco sensibile al mondo e alle relazioni sociali, Bowie
è stato un eclettico che ha saputo unire arte e identità sessuale. Dichiarava,
infatti, di non essere fedele a nessuno stile e di essere sempre stato
impressionato da tutte le forme di arte del XX secolo. "Bowie è il tipo di
artista che nasce solo una volta in una generazione e trascina nella sua scia
tutta la cultura dell'epoca”, grazie al fascino, alle sue capacità innovative e
al glamour sofisticato del suo personaggio, un vero leder culturale in
contrasto con la cultura pop del momento, un outsider che crea la cultura
giovanile a propria immagine, guardando alla sottocultura delle nuove
generazioni. Bowie era un fenomeno sociale che attraverso la sua arte parlava
ai giovani, agli emarginati, agli alienati. Aveva doti di artista e di
designer, ha creato le copertine dei suoi dischi, i costumi di scena, le
scenografie e i video e ha prodotto e coprodotto la propria musica. Ha scelto
con cura i suoi collaboratori, lasciando loro grande libertà creativa. Sapeva
comprendere la gente e aveva un grande intuito che gli ha permesso di
anticipare le tendenze. Per lui una canzone doveva assumere "carattere,
forma, corpo e influenzare la gente”, doveva essere in grado di coinvolgere
come stile di vita.
David Bowie è stato un colonizzatore dei
territori dell'arte, ha sperimentato i terreni del surreale, è stato una specie
di profeta che si è appropriato della sua epoca. "[...] il suo istinto
musicale era di un ordine del tutto diverso e la sua capacità di crescita
musicale eccezionale." Ha inventato nuovi atteggiamenti, ha avuto il dono
della musica e ha saputo rinnovarsi nel lungo arco di tempo della sua carriera
artistica, esteta e artista sensibile, pronto a imbattersi in continue metamorfosi."Bowie
era magico e superlativo, racconta un fan, affascinato dal personaggio. Aveva
le qualità del leader. Era la personificazione stessa della fantascienza. Per
me rappresentava le più grottesche espressioni del male e di una realtà
extraterrestre oltre ogni immaginazione. Credevo davvero che fosse una sorta di
alieno. Non pensavo che fosse normale, umano [...] Lo guardavo, nelle
locandine, e cercavo di capire la sessualità racchiusa nei suoi dischi. Lo
analizzavo fino allo stremo. Pensavo: Questo significa quello... credo che
dovrebbe sapere quanto ha influenzato il modo di vestire della gente, i gesti,
il comportamento... Ha fatto qualcosa di tremendo.” Creava ruoli diversi e sosteneva che
all'immagine e al modo di apparire fosse dovuto gran parte del suo successo,
perchè pensava che il modo di apparire poteva essere una dichiarazione di
identità. Era una creatura di periferia, quasi soprannaturale, che ha saputo
viaggiare attraverso il tempo con la sua aura di eroe, distaccato dalle cose
del mondo e con il suo tipico modo tutto inglese di non prendere le cose troppo
sul serio.